MOSTRA

FAME DI LAVORO
Storie di gastronomie operaie

L’allestimento ideato e realizzato
dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo insieme all’Associazione Culturale Kòres,
vuole approfondire il tema del cibo e del lavoro, con testimonianze raccolte tra quelli che hanno vissuto
la realtà della fabbrica.

"Questa mostra ridona dignità anche culturale al cibo degli operai perchè non esiste soltanto la cucina dei grandi chef.
Mi ricordo che a Bra ai tempi d'oro più di duemila Barachin partivano ogni mattina per andare a lavorare".

Carlin Petrini

"Dietro al risultato che potete vedere qui oggi - ha sottolineato Piercarlo Grimaldi - c'è un lungo e meticoloso lavoro di ricerca che ha raccordato l'Università con il vissuto delle persone che ci hanno raccontato le loro vite e i loro pranzi in fabbrica". "Qui non parliamo di ristoranti di lusso - ha dichiarato Alba Zanini - ma della tavola degli operai, del lavoro delle persone e degli affetti che il cibo si porta dietro"."Questa mostra ridona dignità anche culturale al cibo degli operai - ha detto Carlin Petrini - perchè non esiste soltanto la cucina dei grandi chef. Mi ricordo che a Bra ai tempi d'oro più di duemila 'Barachin' partivano ogni mattina per andare a lavorare".

"Dietro al risultato che potete vedere qui oggi - ha sottolineato Piercarlo Grimaldi - c'è un lungo e meticoloso lavoro di ricerca che ha raccordato l'Università con il vissuto delle persone che ci hanno raccontato le loro vite e i loro pranzi in fabbrica". "Qui non parliamo di ristoranti di lusso - ha dichiarato Alba Zanini - ma della tavola degli operai, del lavoro delle persone e degli affetti che il cibo si porta dietro". Una vecchia bicicletta con i freni a bacchetta e una borsa montata sulla canna accoglie i visitatori davanti alla grande immagine degli operai Fiat in mensa nel 1972.

Sotto il titolo “Il pasto senza posto” vediamo operai in mensa, operai con il barachin (contenitore di alluminio per conservare il cibo) preparato da mamme e mogli all’alba, tute blu e sguardi affamati, ma anche operai senza un posto preciso dove mangiare, donne che preparano la minestra nelle cucine della fabbrica e un bambino degli anni ’50 all’ospizio dei poveri che mostra la sua gavetta vuota.

Nella sezione centrale della mostra i volti dei dodici operai che hanno raccontato le loro storie di cibo in fabbrica. Le testimonianze si possono ascoltare attraverso il QRCode accanto alla foto che rimanda al sito “Granai della Memoria”, oppure sul video che completa l’esposizione.
Nelle cinque vetrine trasparenti centrali sono esposti alcuni oggetti tipici del mondo operaio degli anni '50 – '70: il barachin, la gavetta, la pietanziera, il portouovo in alluminio, ma anche la zucca per tenere in fresco il vino, le bottiglietta di vetro, le posate e un tovagliolo.
L'ultima sezione “Il Barachin e la mensa”. si focalizza sulla mensa aziendale. Le fotografie mostrano anche quegli operai che il locale mensa non l’avevano a disposizione e lo rivendicavano con manifestazioni e cartelli di protesta.  Ci sono gli operai dell'ATM in strada, quelli della Fiat in fabbrica, le cucine interne allo stabilimento di Mirafiori, i cortei per ottenere la mensa. I testi accanto alle fotografie illustrano il consumo di vino tra gli operai e le metodologie utilizzate per la ricerca sul campo che ha portato a questa mostra.